Password di Facebook per entrare negli Stati Uniti

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Daresti la tua password di Facebook per entrare negli Stati Uniti?

Io no. Ma se qualcuno di voi volesse andare negli Stati Uniti, il mio consiglio è di fare in fretta a prenotare i vostri biglietti. Non mi intendo di legislazione né ho la presunzione di parlare di leggi, ma ho letto da una fonte più che affidabile, il Wall Street Journal (citato da Recode), che l’amministrazione Trump sarebbe seriamente intenzionata ad inasprire i controlli per tutti coloro che vogliono entrare nel paese.

“Favorisca passaporto e credenziali Facebook e Twitter”

Vi immaginate una richiesta del genere? Rispondereste mai di sì? Io sono molto, molto dubbioso a tale proposito. Per poter ottenere il visto di ingresso negli USA potrebbe essere veramente necessario fornire queste informazioni, e non solo di Facebook ma anche degli altri social media.

Quanto un provvedimento del genere potrebbe mettere in pericolo la nostra privacy? Quanto qualcuno potrebbe rispondere positivamente ad una richiesta di questo tipo pensando semplicemente di non avere “niente da nascondere”? Questo potrebbe essere un grande rischio, perché con avendo accesso al mio smartphone e ai miei social media, si potrebbe avere accesso praticamente ad ogni informazione riguardante la mia vita privata: dalle carte di credito alle email, persino agli orari in cui gioco a calcetto con i miei amici.

Ovviamente non è così semplice, e ci sarà sicuramente (soprattutto nell’ottica della lotta al terrorismo) non vedrà troppo negativamente la possibile attuazione del provvedimento in oggetto. Ma fornendo ogni nostra informazione, non corriamo il rischio di finire in una rete di sorveglianza superiore a quella che permette già di tracciarci in base ai contenuti che condividiamo pubblicamente?

Non vorrei sembrare un complottista, ma giusto per fare un esempio, sapete che anche solo collegandovi alla rete Wi-Fi di un centro commerciale, potenzialmente, il vostro comportamento all’interno dei vari negozi potrebbe essere tracciato? Alex Orlowski ha utilizzato questo esempio durante un workshop al Brand Festival, e mi ha lasciato veramente a bocca aperta, perché non avrei mai pensato a implicazioni del genere per l’utilizzo di una rete Wi-Fi. Se con così poco posso profilare i comportamenti di una persona e condurre ricerche di marketing, cosa potrebbe fare un’autorità (in questo caso gli Stati Uniti) con tutti i dati accessibili sul mio smartphone?




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