Facebook Reactions: così cambia un fondamentale di Facebook come il Mi Piace

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Facebook Reactions, è senza dubbio sui social l’argomento del giorno. Che cosa sia è abbastanza chiaro nella community, ma proviamo a spiegarlo ancora in termini più semplici e comprensibili. Tutti sappiamo quanto il Mi Piace (Like se preferite) è uno degli elementi più identificativi del social network di Zuckerberg, al punto che sono stati diverse le piattaforme concorrenti ad averne imitato la funzione in maniera più o meno nascosta (di recente anche Twitter ha sostituito i Preferiti con i Mi Piace, giusto per fare un esempio). Insieme al Mi Piace però è stato fisiologicamente richiesto da un grande numero di utenti un tasto Non Mi Piace, o un modo comunque per poter esprimere qualcosa di diverso dall’apprezzamento senza dover esplicitamente commentare un contenuto, un modo per esprimere dissenso con un’esposizione quantitativamente simile a quella del Like.

Anche nel corso delle sessioni di Domande e Risposte pubbliche che lo stesso CEO di Facebook Mark Zuckerberg ha tenuto in passato, confrontandosi con la community, proprio il tasto Non Mi Piace è stato oggetto di quesiti a più riprese. Alcuni mesi fa il social network ha annunciato di essere al lavoro su una feature che da ora è pubblicamente e su scala globale in fase di distribuzione per tutti gli utenti, e questa prende il nome di Facebook Reactions (cliccando sul link precedente si può leggere il comunicato stampa ufficiale sul rilascio della feature, in lingua inglese).

Dunque Facebook Reactions = Non Mi Piace? Non proprio, anzi, per niente. Le Reazioni introdotte dalla piattaforma che conta ormai un numero di utenti ampiamente oltre il miliardo su scala mensile non sono altro che un modo per dare al Mi Piace un significato più preciso. Provo a spiegarmi meglio con un esempio: pensiamo ad un video che vediamo scorrendo nel News Feed e ci fa ridere tantissimo, non abbiamo uno strumento per manifestare che lo troviamo divertente senza condividere lo stesso con una didascalia tipo “Hahahaha”, azione che possiamo compiere con la reazione Haha. A questo servono le Reactions: spiegare cosa proviamo di fronte ad un contenuto. Stesso ragionamento per un video di un gattino (tutti amano i gattini), che genererà una reazione che si spiega con il cuoricino del Love. Potrei fare un esempio per ogni reazione introdotta, ma credo che a questo punto sia abbastanza chiaro il meccanismo.

Le Facebook Reactions introdotte ufficialmente sono per il momento sei, ognuna per un’emozione che è possibile esprimere: Like (Mi Piace tradizionale), Love (cuoricino), Haha, Wow (stupore), Sad (tristezza), Angry (rabbia, quello che più si avvicina al Non Mi Piace). Con queste sei emozioni Facebook introduce un aiuto per l’utente, e un aiuto ancora più grande per sé stesso. Non pensiamo infatti solo a quanto lo strumento aiuti gli iscritti ad esprimere i propri sentimenti, ma anche a quanto per analisti e utenti con interessi economici si possano rivelare utili le reazioni, con la possibilità di sapere con una precisione sensibilmente superiore quale è la reazione dell’utente di fronte ad un determinato contenuto, e quindi ipoteticamente orientarsi su come attirare un certo tipo di pubblico.

Facebook quindi introduce l’ennesimo strumento che apparentemente aiuta l’utente, ma con un’analisi più attenta sarà certamente utile allo stesso Facebook per conoscere a fondo le persone che lo utilizzano e cosa si nasconde dietro al Like, che possiamo in un certo senso considerare un passepartout per esprimere le reazioni più diverse. Non ci resta ora che osservare come l’utenza risponderà a questo nuovo mezzo.




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