Samsung Galaxy Note 7, addio: tempismo perfetto per Google Pixel

samsung galaxy note 7

Samsung Galaxy Note 7, smartphone di fascia alta di recente commercializzazione, è stato senza ombra di dubbio protagoniste del peggiore capitolo che la storia recente di Samsung abbia vissuto. Lo smartphone è stato ufficialmente ritirato dal mercato con enormi perdite per l’azienda di Seul, ma c’è anche chi da tutto ciò potrebbe guadagnare: Google.

Facciamo però un passo indietro per ripercorrere tutta la vicenda di Samsung Galaxy Note 7, prima di andare a vedere perché Google può e deve sfruttare la situazione a proprio vantaggio.

Samsung Galaxy Note 7: dalla presentazione al ritiro…

Il 3 agosto Samsung presentava Galaxy Note 7, uno smartphone di fascia alta estremamente interessante, che nelle successive settimane avrebbe raccolto migliaia di preordini superando ogni aspettativa, forte di caratteristiche tecniche molto innovative, tra tutte lo scanner dell’iride. Inizia la distribuzione ed anche i problemi. Malfunzionamenti alla batteria legati alla produzione del dispositivo portano lo stesso a surriscaldarsi sino a prendere fuoco, letteralmente. Samsung Galaxy Note 7 inizia a questo punto ad essere una patata bollente molto difficile da maneggiare per l’azienda. Inizialmente afferma di essere intenzionata a riparare i pezzi difettosi, poi opta per il richiamo di ogni Note 7 in circolazione per la messa in sicurezza.

Sono dovute passare alcune settimane per il ritorno sul mercato dello smartphone. È stato creato anche un apposito sito internet per verificare la sicurezza del proprio Note 7 tramite codice IMEI o numero di serie. I pezzi riparati e quindi sicuri sono stati identificabili anche con l’icona della batteria di colore verde e un quadratino nero nella confezione, accanto allo stesso numero di serie. Tutto ok, si direbbe. Qualche miliardo di dollari perso per il richiamo, un po’ di brutte parole dai clienti, ma problema risolto e smartphone funzionanti. Invece no.

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Fonte immagine: Samsung Newsroom

… alla ‘morte’

Sono bastati pochi giorni perché tornassero ad emergere report di Samsung Galaxy Note 7 in fumo o in fiamme. Il problema però a questo punto è diventato – per quanto possibile – ancora più grave ed irreparabile, perché si trattava di dispositivi che sarebbero dovuti essere sicuri. Samsung si è presa qualche ora prima di ufficializzare la decisione che già da subito è apparsa come inevitabile: il ritiro del Note 7 dal mercato. Al fine di evitare ulteriori problemi, possibili danni fisici ai clienti, e cercare – ancora, per quanto possibile – di salvare la faccia, è stata scelta la più drastica ma unica soluzione.

Quello che però lascia per il momento con un grosso punto di domanda è che nemmeno Samsung sembra sapere perché Note 7 continui a prendere fuoco (Fonte: New York Times). Le perdite derivate dalla vicenda sono state e saranno enormi, probabilmente incalcolabili: 17 miliardi di dollari secondo Reuters. Titolo con un negativo dell’8 percento in borsa, danni di immagine e reputazione che potrebbero essere trascinati per anni – questi veramente incalcolabili.

Assist involontario per Google Pixel?

C’è chi, però, potrebbe non essere tanto dispiaciuto dalla vicenda ma, anzi, approfittare degli inevitabili cali nelle vendite che la vicenda Samsung Galaxy Note 7 porterà nei prossimi mesi. Il ritiro del dispositivo è immediato, e lascia un buco nel mercato della telefonia non indifferente, considerando che le previsioni volevano diversi milioni di dispositivi venduti entro fine anno. Il tutto potrebbe, come riportato da The Verge, trasformarsi in un assist involontario per Google, che solo qualche giorno fa i nuovi e primi smartphone fatti in casa, Pixel e Pixel XL, e potrebbe a mani basse andare a rubare parte dei clienti che a causa dei problemi con Note 7 stanno attualmente cercando un nuovo smartphone Android di fascia alta.

Uno scenario abbastanza verosimile, di cui però è necessario ovviamente attendere lo sviluppo, per vedere se già da subito Google riuscirà ad entrare con prepotenza nel mondo degli smartphone Android (con il proprio marchio a differenza di quanto in passato fatto con Nexus) e posizionarsi come leader con i propri smartphone top gamma, in maniera simile a quanto Apple ha fatto nel corso degli anni con iPhone.




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