Terremoto e informazione in Italia: quali fonti sono attendibili?

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Sembra che le scosse non vogliano saperne di prendersi una pausa da qui all’eternità. Sembra che il terremoto non voglia dare tregua alla gente, ma purtroppo è un fatto con cui bisogna lottare e convivere. La terra ha tremato di nuovo (in realtà non si è mai fermata) con forza questa mattina, alle ore 7.44 italiane, e come al solito nella prima ora dopo la scossa si è letto di tutto su social e media tradizionali.

Può sembrare fastidioso e per me non è semplice scrivere di un tema del genere in questo momento, dove probabilmente sarebbe più opportuno lasciare spazio alle notizie ufficiali rispetto alle critiche, ma credo che possa essere utile analizzare la diffusione delle informazioni sul terremoto e consigliare le fonti più attendibili. (Sono stato sbalzato dal letto anche io dalla scossa vivendo nelle Marche, perciò parlo da molto vicino rispetto situazione, nel totale rispetto di chi è colpito direttamente da crolli e danni.)

Terremoto: qualcuno scrive 7.1, mettiamolo in prima pagina!

Per fare un esempio vicino a tutti, Rai News 24 a pochi minuti dal sisma ha lanciato una bomba clamorosa, dicendo che la scossa è stata di magnitudo 7.1, senza però fornire alle migliaia di persone in quel momento davanti alla TV la fonte del dato stesso.

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Fonte immagine: Andrea Careddu

A questo punto la gente, appresa una notizia così, si è catapultata sui social a comunicarla e dire “Cazzo, scossa di magnitudo 7.1!”, al punto che successivamente la keyword Magnitudo 7.1 è salita al terzo posto nei Trending Topics su Twitter. Anche qui la capacità di filtrare le notizie e verificare le fonti è discutibile, ma secondo me il problema è alla radice. Mi spiego meglio: è più che comprensibile che la gente che accende la TV dopo aver tremato per tanti e lunghissimi secondi non si ponga il problema di sapere da dove arrivi un dato che una rete nazionale mette in prima pagina e a caratteri cubitali, dando per scontato che questo sia verificato.

Ribadisco: secondo me il problema è alla radice. Il problema sta nei professionisti, e lo sottolineo perché sono persone che danno le notizie al mondo per mestiere, hanno studiato per questo, hanno dovuto fare gavetta, fanno corsi di aggiornamento e un sacco di altra roba. La logica che si attiva nell’universo mediatico italiano e che ho potuto osservare è tanto semplice quanto sbagliata: la testata X apre Twitter, legge all’interno dell’hashtag #terremoto il numero 7.1 e nella sua testa questo si trasforma in audience. OMG 7.1 METTIAMOLO IN PRIMA PAGINA!!!11!1!. Potrà sembrare esagerato e fuori luogo dopo una scossa fare del sarcasmo, ma detta così rende secondo me molto il concetto.

Sbagliamo tutti, ma i media di più

Fondamentalmente il concetto è uno. Nel caso del terremoto come in tante altre circostanze, a sbagliare sono tutti. Gli utenti perché in un contesto in cui si ha modo di accedere direttamente a decine di fonti senza il filtro dei media, tutti dovrebbero saper selezionare le notizie. Basti vedere il caso della bufala della magnitudo falsata per non pagare i danni dei terremoti, con post che puntualmente vengono condivisi in stile catena inneggiando ad uno Stato ladro che manipola i rilevamenti e le stime abbassando il livello delle scosse perché così facendo non deve pagare i danni, cosa che anche solo a pensarci mi mette i brividi.

Ma l’errore più grande è dei media, che per primi dovrebbero avvalersi di fonti certe e non dare la prima cosa che passa in rete come buona.

Proseguiamo con il terremoto, dicendo che dopo una scossa serve un po’ di tempo (anche un’ora per scosse potenti come quella di stamattina) per avere la stima esatta della sua intensità, in quanto questa va calcolata a seconda delle varie rilevazioni sul territorio. La pazienza quindi è una fondamentale caratteristica da entrambe le parti: mentre l’utente può dire che la scossa “sembri essere intorno ai 7 gradi di magnitudo”, un media a mio avviso non si può permettere un ragionamento del genere, e potrebbe semplicemente – capendo quanto sia importante dare notizia e con rapidità – gridare ad una forte scossa alle ore X con epicentro a Y, senza però sparare il primo numero che esce dalla stima di chissà chi.

D’altra parte è vero che l’Italia è completamente disorganizzata e inefficiente a livello mediatico (sia chiaro che non voglio prendermela con Rai o Sky o altri, ma la mia è una critica in generale). Anche il sito dell’INGV, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, per esempio, dopo le scosse così forti va in down per diversi minuti, con ogni probabilità a causa delle troppe connessioni simultanee, e questo è un altro fatto che non va bene, così come che non esista un account istituzionale della Protezione Civile per emergenze di questo tipo.

Cosa si potrebbe fare, cosa che si può fare realmente

So che sembra facile parlare dall’esterno, ma ci sono un sacco di cose che si potrebbero fare sfruttando la tecnologia (e non quella dei film ma quella che utilizziamo tutti i giorni e quasi tutti abbiamo a disposizione) per migliorare la gestione delle crisi come nei terremoti. Per esempio ho letto un post di Marco Massarotto, uno dei fondatori di Hagakure, che spiega come funziona il sistema di allerta per i terremoti in Giappone, un paese che si sa, è all’avanguardia in questo ambito.

In Giappone viene utilizzato un sistema di allerta telefonica in collaborazione tra Japanese Meteorological Agency ed il sistema di telecomunicazioni nazionale nel suo complesso. Non sono un esperto di terremoti ma in sostanza (potete trovare maggiori dettagli nel post linkato qualche riga sopra) il sistema invia ai dispositivi nella zona del sisma una notifica sonora universale con audio a volume massimo e un messaggio contenente intensità e regione di epicentro della scossa. Questo avviene in un lasso di tempo che va da 1 a 30 secondi secondi prima della scossa. Praticamente in alcuni casi arriva in contemporanea, ma anche pochi secondi possono essere fondamentali per mettersi in una posizione maggiormente sicura e salvare delle vite. Insomma non è un sistema infallibile ma è veramente tanto tanto utile, anche per informare le persone. E tornando alla modernità, l’Earthquake Early Warning System è integrato nei telefoni dal 2007 circa, non proprio una novità del mese scorso, che potrebbe salvare in Italia un sacco di vittime trattandosi di un territorio a grande rischio sismico.

Concretamente però, quello che possiamo fare è cercare di selezionare al meglio le fonti da cui traiamo – in questo caso per il terremoto – le informazioni che poi diffondiamo sia oralmente che con il passaparola moderno, ovvero sui social. Per verificare l’epicentro delle scosse e la loro intensità consiglio in conclusione di post di seguire queste fonti attendibili:

  • Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (su Twitter @INGVterremoti con tweet automatici delle scosse in tempi abbastanza brevi dal loro rilevamento) e relativo sito internet che però subito dopo una grossa scossa va molto a rilento.
  • European-Mediterranean Seismological Centre (sito internet), anche in questo caso con qualche minuto di ritardo ma buona precisione

Spero che questo post possa essere utile.




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